05 Gen Se avessi le parole… In ricordo di Franco Loi
E’ morto Franco Loi, uno dei più grandi poeti del secondo dopoguerra
Esattamente dieci anni fa, l’8 aprile 2010 , durante una delle edizioni dei «Giovedi Rossettiani» dedicata a «La voce dei poeti» (If I had words), Franco Loi era a Vasto, invitato dal «Centro europeo di studi rossettiani». Il folto pubblico di Palazzo D’avalos ebbe l’occasione di ascoltare uno dei più grandi poeti del Novecento. Loi abitava a Milano, dove il 4 gennaio si è spento serenamente all’età di 90 anni. Milano era la sua città, la sua anima e la sua lingua, un dialetto in cui Loi ha scritto la maggio parte delle sue opere poetiche
La sua vita-romanzo è raccontata nelle pagine di Da Bambino il Cielo (Garzanti, 2010), il libro di cui venne a parlare al pubblico vastese. Dagli anni Trenta a oggi, passando per il fascismo, la guerra e la liberazione, Loi raccontò le profonde trasformazioni sociali e tecniche del nostro tempo, il passaggio dall’industria meccanica alla tecnologia, il Sessantotto e la nascita del terrorismo. La memoria s’intreccia con la storia e illumina il presente, i destini individuali. Nelle parole del poeta i ricordi diventano la chiave per capire il mondo in tutte le sue sfumature, le immagini si condensano in visioni esemplari, a volte tragiche a volte buffe, ma sempre vere. Tra le sue opere più significative si ricorda il poema Stròlegh, edito da Einaudi nel 1975 con prefazione di Franco Fortini, a cui hanno fatto seguito L’angel (1981), Voci d’osteria (2008) e altre prestigiose raccolte con le quali il poeta ha cantato la guerra e i mali della storia, il tradimento e la preghiera, il rimpianto di un paradiso perduto. Con le sue opere aveva ridato dignità al dialetto come lingua della poesia, un milanese parlato a Milano appena dopo la guerra, ricco di neologismi, una lingua in trasformazione dopo i mutamenti provocati dalle migrazioni.
Gianni OLIVA
Franco Loi a Vasto – Giovedì Rossettiani 2010