Domenico Rossetti

Domenico Rossetti

                        Vasto, 10 ottobre 1772 – Parma, 7 luglio 1816

Fratello maggiore di Gabriele Rossetti, poeta estemporaneo, filosofo, tragediografo, archeologo ed avvocato, incarnò pienamente lo spirito dell’intellettuale illuminista ed enciclopedista erudito.
Studiò Giurisprudenza a Napoli, ma praticò maggiormente i maestri del verso improvvisato, come Luigi Serio. Per sfuggire alla coscrizione obbligatoria, decretata dal re di Napoli, al fine di spedire una flotta a Tolone in aiuto degli alleati inglesi, da lì passò a Roma. Qui si dedicò alla filosofia e allo studio dell’ebraico e del greco, rimanendovi fino all’arrivo di Napoleone. Nel 1799 riparò sull’isola d’Elba. Proprio in quell’anno il Granducato di Toscana fu occupato dalle truppe francesi. Lasciata l’isola, il Rossetti rimase in Toscana e visse a pieno le vicende che portarono alla liberazione del Granducato. In onore della ritrovata libertà, compose, sotto pseudonimo, il canto estemporaneo “La superbia de’ Galli punita”.  Successivamente fu in Sardegna, sotto la protezione di Carlo Felice, Viceré del Regno, a Cagliari, e poi a Sassari, dove compose e rappresentò la tragedia San Gavino (29 novembre 1800). Nel 1803 approdò in Costa Azzurra, a Nizza: si appassionò alla speolologia e all’archeologia, compiendo diverse esplorazioni; in una scoprì una profonda caverna nelle viscere delle montagne di Nizza da cui trasse il poemetto La grotta di Monte-Calvo.
A Torino entrò a far parte della Colonia della Dora, conoscendo i più illustri membri delle Accademie Letterarie tra cui l’abate Valperga de Caluso, maestro dell’Alfieri. Nel 1804 si stabilì a Parma, l’ “Atene d’Italia”, arrivando finalmente a conseguire il titolo dell’avvocatura, non trascurando mai gli interessi letterari grazie ai quali conquistò l’alloro poetico nella cerchia dei “migliori” di Parma oltre che la direzione della “Gazzetta di Parma” nel 1812 (dopo la rinascita della testata col nome di “Gazzetta del Taro”).
Colpito da un ictus nel 1815 rimase paralizzato fino a spegnersi l’anno successivo.
Nel 1869 il Sindaco Francesco Ciccarone con una delibera della Giunta comunale di Vasto collocò una lapide commemorativa nel Cimitero della città natale.

La Superbia dei Galli Punita

Firenze, Calcografia di Gio Chiari, 1799

Localizzazione: CESR

Questo canto estemporaneo fu composto da Domenico Rossetti, sotto lo pseudonimo di Stitemenios Veldacodrotos (anagramma di Domenico Rossetti del Vasto), in occasione della liberazione del Granducato di Toscana dall’invasione francese (1799). Il componimento del letterato vastese è formato da cinquantasei ottave con lo schema tipico dell’ottava toscana, ovvero una strofa composta da otto endecasillabi rimati, che seguono lo schema ABABABCC, con i primi sei endecasillabi a rime alternate e gli ultimi due a rima baciata, ma diversa da quella dei versi precedenti.
Del canto del Rossetti esistono due edizioni, una pisana e un’altra fiorentina, entrambe pubblicate tra l’estate e la fine del 1799. La versione che qui leggiamo è quella fiorentina. Si tratta di un’antologia di componimenti vari, pubblicata in segno di ringraziamento all’esercito austro-russo, in particolare al generale Suwarov, per aver liberato l’Italia. Oltre al canto di Domenico Rossetti, in essa è possibile leggere l’ode che dà il titolo alla raccolta, “Ai liberatori dell’Italia” di Giovan Battista Tavani, un sonetto di Vincenzo Monti, due sonetti di Gaetano Capponi e dell’avvocato Verdiano Francioli e delle ottave di Pietro Bagnoli. Al termine della selezione c’è un sonetto, dal titolo “Per la consolante notizia della presa di Roma”, senza l’indicazione dell’autore. Esso è presente anche nell’edizione pisana ed è, verosimilmente, riconducibile al Rossetti stesso.
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La Grotta di Montecalvo

Torino, D.Pane,1804

Localizzazione: FA 9 I 7

«Nei panni dello speleologo ante litteram, nel marzo del 1803, [Domenico Rossetti] si avventurava in una cavità del vicino “Monte Calvo”, scoprendo nelle viscere della terra un antro, che amò definire fascinoso ed insieme orribile; ne celebrò la scoperta con la pubblicazione di un poemetto di 165 ottave, La Grotta di Monte Calvo, dato alle stampe a Torino, nel 1804, per i tipi di Domenico Pane» (E. Mugoni, Il fratello perduto: Gabriele e Domenico Rossetti in Gabriele Rossetti a 150 anni dalla morte, “ Studi Medievali e moderni”, 2/2004, p.175).

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Al Chiarissimo Signor Cavaliere il Signor Rougier de La Bergerie… oda dell’ avvocato Domenico Rossetti

Parma, Giuseppe Paganino, 1809

Localizzazione: FA19

Ode di chiara ispirazione neoclassica in cui Domenico Rossetti celebra Jean-Baptiste Rougier de la Bergerie, agronomo e politico francese, e la sua famiglia. La dedica introduttiva testimonia il rapporto di stima reciproca esistente tra lo scrittore e il Prefetto del dipartimento di Yonne, conoscenza mediata da un amico comune, il “Signor Jeannin”, membro della legione d’ onore e comandante della gendarmeria imperiale nella zona di Parma, città in cui il Rossetti si era stabilito a partire dal 1804.
Il componimento si presenta in forma di sogno: il poeta immagina di compiere una ricognizione onirica sopra i territori amministrati da de La Bergerie e attraverso questo breve viaggio può cogliere distintamente le virtù di Rougier e dei suoi familiari. I grandi meriti di questa schiatta finiscono, però, per suscitare addirittura l’ invidia di Giove, che in maniera repentina fa destare il poeta, negandogli il protrarsi dell’ estatica visione.

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