Gabriele Rossetti (1783-1854)
La famiglia Rossetti, grazie alle numerose attività, sia accademiche che divulgative, promosse dal Centro Europeo di Studi Rossettiani è stata negli ultimi anni ampiamente riscoperta, o semplicemente conosciuta per la prima volta, da un gran numero di persone, finendo per diventare un patrimonio culturale collettivo condiviso della città. Ci sembra opportuno, in questa sede, delineare un rapido profilo dei vari membri della celeberrima famiglia anglo-vastese, mettendo in luce quegli aspetti inediti o poco noti della loro biografia, venuti fuori anche attraverso le più recenti ricerche.
Il capostipite della famiglia è Gabriele Rossetti (1783-1854), il quale nacque a Vasto e compì i suoi studi a Napoli. Per il suo appoggio ai moti liberali del 1821 fu costretto all’esilio. Dalla città partenopea riparò dapprima a Malta e poi a Londra (1824), dove inizialmente riuscì a sopravvivere dando lezioni private e in seguito insegnò per diversi anni lingua e letteratura italiana al King’s College (1831-1847). Nella capitale inglese mise a frutto la sua precedente vocazione letteraria (del 1820 è Odi cittadine), pubblicando diverse raccolte di poesie, in cui si mescolano patriottismo, sentimentalismo e passione religiosa (Iddio e l’uomo, 1833, Il veggente in solitudine, 1846, e l’Arpa evangelica, 1852). A lui si devono anche volumi di critica letteraria, dedicati per lo più all’analisi e al commento dell’opera dantesca (Comento analitico alla Divina Commedia, 1826-27, Ragionamenti sulla Beatrice di Dante, 1842), in cui l’autore adotta una chiave di lettura massonica ed antipapale, che si esplicita anche nel saggio Sullo spirito antipapale (1832). In un recente studio, realizzato dalla ricercatrice Donatella Sisti e da lei pubblicato nel volume Gabriele Rossetti: l’altra identità del poeta (Bari, 2004) emergono nuovi particolari sulla figura del patriota vastese. Attraverso il vaglio di documentazione proveniente dall’Archivio di Stato di Napoli, nello specifico lettere, odi rivoluzionarie e rapporti inviati dalle spie segrete della Polizia borbonica, che continuarono a seguire le sue mosse per tutta la vita, emerge che Gabriele Rossetti era affiliato alla Carboneria. Anche dall’esilio londinese, dunque, continuò a conservare un vivido interessamento per la causa italiana e ad infervorarsi per essa, mantenendo un contatto partecipato con la madrepatria.
Dal matrimonio di Gabriele Rossetti con Francesca Maria Lavinia Polidori, figlia a sua volta di un altro esule italiano, Gaetano Polidori, che in precedenza era stato segretario particolare di Vittorio Alfieri, nacquero quattro figli: Maria Francesca, William Michael, Dante Gabriel e Christina Georgina, tutti distintisi in qualche modo per una spiccata propensione letteraria o artistica.